Welfare Integrativo: perché il SSN non può farne a meno

Articolo di · 19 ottobre 2017 ·

Venerdì 11 Ottobre a Roma si è svolto il convegno: “La previdenza sanitaria integrativa. Configurazione, dimensione, effetti e implicazioni di policy”. Organizzato dall’OMCEO Roma (Ordine Provinciale dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri) all’interno della cornice del Campidoglio, l’incontro fin da subito ha chiarito in termini numerici l’entità del fenomeno oggetto del dibattito: sono ben 305 i fondi sanitari integrativi registrati presso il ministero competente i quali, secondo quanto rivelato da una ricerca svolta dal Prof. Aldo Piperno (Università di Napoli Federico II), gestiscono circa 11 milioni di persone. In altre parole, in Italia ogni anno la spesa sanitaria privata gira attorno a 35/36 miliardi di Euro e di questi 4,5 mld sono ascrivibili ai fondi sanitari integrativi.

Il mondo della sanità integrativa, che storicamente la Mutua Sanitaria Cesare Pozzo ha contribuito a far nascere ed evolvere in ben 140 anni di attività, vive oggi un momento di estrema espansione anche e soprattutto grazie alle recenti disposizioni normative in materia di welfare sia sanitario che aziendale.

Secondo quanto emerso dal convegno romano e riportato dal portale “Dire.it – Notiziario settimanale Sanità“, in molti casi il welfare sanitario integrativo rischia di aumentare spesa e disuguaglianze; un’affermazione forte, basata sul fatto che oggi il settore riconducibile alla previdenza integrativa vede la presenza di attori economici molto diversi fra loro, molti orientati al profitto e pochi (tra questi la Mutua sanitaria Cesare Pozzo) volti al mutualismo e alla solidarietà tra gli iscritti.

La ricerca rileva la circostanza secondo la quale in Italia si sta ormai affermando un sistema duale in cui, accanto al primo pilastro rappresentato dal Servizio Sanitario Nazionale, è possibile osservare l’esistenza di un secondo pilastro composto dal welfare integrativo: a beneficiarne sono per lo più gli occupati, la classe media dei dipendenti privati e anche i dipendenti pubblici (soprattutto se i benefici derivanti dall’assistenza sanitaria integrativa saranno previsti dai prossimi contratti collettivi di lavoro).

Un’analisi complessa e dettagliata che, dopo aver rilevato anche la maggiore attitudine dei beneficiari del welfare sanitario integrativo a fare prevenzione, si è poi concentrata sulla rete di attori di quello che può a tutti gli effetti definirsi un network non istituzionale del quale, ormai, proprio le istituzioni non possono fare a meno. Accanto alla imponente presenza delle assicurazioni (le quali, essendo società a scopo di lucro, devono necessariamente capitalizzare il loro impegno nel mondo della sanità integrativa), compaiono in misura minore le organizzazioni no profit. In questa finestra si colloca la Mutua Sanitaria Cesare Pozzo la quale, con i suoi piani di assistenza sanitaria integrativa per tutti i cittadini, è oggi in grado di smentire in parte i dati emersi dalla ricerca finanzi esposta. Diventare Socio di CesarePozzo, infatti, non è una possibilità garantita soltanto ai lavoratori ma anche ai loro famigliari e a tutti i cittadini anche privi di un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Non avendo scopo di lucro, CesarePozzo può garantire assistenza sanitaria anche a coloro i quali devono fare quotidianamente i conti con il costo della vita, integrando davvero il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) con un modello di sanità integrativa accessibile a tutti.

Del resto, in apertura del convegno capitolino, l’intervento di Giuseppe Lavra (Presidente dell’OMCEO di Roma), non ha lasciato dubbi in merito a quale sia l’elemento principale attorno al quale è giusto che ruoti la sanità in Italia. Secondo quanto riportato da “Dire.it”, infatti, Lavra ha affermato: “Molti parlano di terzo e secondo pilatro per sostenere il servizio sanitario, io ritengo che il pilastro principale sia quello del SSN declinato nella universalità e nella solidarietà. Stiamo parlando di diritto alla tutela della salute, a cui deve pensare proprio il SSN”. Parole chiare e precise che pesano come un macigno in un momento storico in cui sempre più le aziende for profit puntano a sfruttare i tagli alla sanità pubblica per proporre un sistema di tutela sanitaria privato e di fatto solo per chi può permetterselo. Parole, quelle di Lavra, che sposano in maniera indissolubile i principi di solidarietà ed aiuto reciproco propri della Mutua Sanitaria Cesare Pozzo il cui obbiettivo non è quello di sostituirsi al SSN, bensì quello di affiancarlo ed integrarlo grazie alla forza della collettività.

Per CesarePozzo è il cittadino ad essere al centro: non c’è profitto che tenga dinanzi alla salute delle persone, anche di chi si trova in difficoltà economiche. Un principio semplice, che stona con il concetto di assicurazione individuale e che trova riscontro, da ultimo, nelle dichiarazioni di Roberta Chersevani (Presidente della Federazione nazionale degli ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri – FNOMECO): “Se si deve avere una sanità integrativa che qualcuno possa pagare, la paghi chi effettivamente ha la disponibilità economica. L’importante è che la qualità non sia diversa ma massima per qualsiasi prestazione sanitaria si scelga, sia essa integrata o del nostro servizio sanitario”. In altre parole: efficienza, qualità ed aiuto reciproco. Tre fra i principali valori che CesarePozzo porta avanti da 140 anni.

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Sull'Autore
Testi a cura dell'Ufficio Comunicazione della Mutua Sanitaria Cesare Pozzo

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