Welfare aziendale e sanità

Articolo di · 21 marzo 2017 ·

Possiamo identificare una definizione di welfare aziendale in quell’insieme di benefit aziendali che completano la retribuzione del dipendente di un’azienda e ne incentivano la produttività. Il welfare aziendale è infatti una integrazione, non monetaria ma di benefit e prestazioni, che mirano al miglioramento della vita lavorativa e personale del dipendente.
Da segnalare come diverse tipologie di welfare aziendale comprendano una copertura oppure un’estensione dei benefit non al solo dipendente, ma anche ad alcuni membri della sua famiglia. Un ulteriore segnale di come le istituzioni percepiscano il bisogno crescente del dipendente di tutela, non solo individuale, ma di tutto il nucleo familiare.
Alcuni esempi di welfare aziendale sono benefit, premi produttività, buoni pasto, accesso a rimborsi e prestazioni mediche (checkup e visite mediche specialistiche), sconti ed agevolazioni per attività ricreative e culturali

 

Piani di Welfare

Non vi è ombra di dubbio che i gravi problemi economici, che hanno interessato negli ultimi decenni le classi sociali più deboli, abbiano contribuito allo sviluppo di un nuovo “welfare”, ossia hanno indotto lo Stato a promuovere politiche più rispondenti alle esigenze delle famiglie.

In tale contesto è nato quello che in dottrina è chiamato il “secondo welfare”, che prevede un coinvolgimento più diretto di tutti i principali attori: lo Stato, gli Imprenditori, le Parti sociali, le Organizzazioni del terzo settore.  Da non trascurare, poi, il coinvolgimento diretto dei lavoratori.

Fa parte di questi concetti il welfare aziendale, di cui purtroppo non esiste una definizione normativa, così come non esiste una disciplina organica della materia. Sono tuttavia riconducibili al welfare aziendale le seguenti discipline legislative:

La previdenza complementare (D.Lgs. n.252/2005);
L’assistenza sanitaria, rappresentata dai Fondi sanitari integrativi del SSN (D.Lgs . 502/1992 e D.M. 27/10/2009)
– I fondi di solidarietà (L. 62/2012 e D.Lgs. 148/2015);
Le utilità non monetarie, rappresentate da opere e servizi per specifiche finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e culto (Art. 51 e 100 del DPR 917/86)

Gli obiettivi che ci si propone con i piani di welfare sono, ovviamente, diversi per ogni singolo soggetto interessato, ma hanno un comune denominatore: il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie.

Le imprese. Di particolare interesse sono le ricerche svolte dall’OD&M Consulting sugli obiettivi per i quali le imprese ricorrono ai piani di Welfare. I dati sono eloquenti: l’82% delle aziende coinvolte nell’indagine individua nel Welfare una nuova strategia aziendale finalizzata ad aumentare la performance lavorativa attraverso una nuova spinta motivazionale, seguono poi motivazioni quali quelle di migliorare la reputazione aziendale (sia interna che esterna) o di contenimento dei costi.

I lavoratori. Il medesimo studio evidenzia che la percezione dei dipendenti, relativa all’implementazione dei piani di welfare aziendale da parte dei propri datori di lavoro, si presenta statisticamente negativa. Il 49,6% dei lavoratori chiamati ad indicare un motivo per il quale le aziende introducono azioni di welfare hanno fatto riferimento alla ragione di contenimento dei costi. Un altro studio ha messo in risalto che il 51% dei lavoratori intervistati ha dichiarato più utile un miglioramento economico rispetto all’adozione, da parte dell’azienda, di un piano di welfare aziendale.

Se così è, con tutti i limiti di un’indagine statistica, significa che molto deve essere ancora fatto per far conciliare le esigenze di produttività ed economicità delle aziende, e quelle di un netto miglioramento della qualità di vita dei lavoratori e delle rispettive famiglie, che non solo deve essere effettivo ma deve essere anche percepito come tale.

Pertanto i piani di welfare aziendale, per una buona riuscita, sia per le imprese che per i lavoratori, devono offrire servizi strettamente connessi con una forte valenza mutualistica, che comportino un effettivo sostegno al reddito delle famiglie, che ricordiamo sono alle prese con vere e proprie emergenze, dalla sanità, alla casa, alle spese per i figli e gli anziani, ecc.

Il ruolo dell’impresa

Come si è osservato da più parti in dottrina non si tratta di “buonismo” da parte delle aziende, ma di un realistico incontro tra esigenze diverse, da cui possono per altro scaturire, come accade nei piani di welfare più avanzati, forti economie che vengono a loro volta reinvestite in welfare.
In estrema sintesi, la retribuzione non economica può rappresentare una risorsa importante per contrastare il crescente disagio sociale.

Il contributo del terzo settore

In questo contesto il contributo del terzo settore, e in particolare delle Società di Mutuo soccorso, nella costruzione dei piani di welfare aziendale efficaci, ossia che non siano solo un mero pagamento di spese, è determinante, in quanto operano da sempre nel settore della previdenza, in particolare sanitaria.

In questi ultimi anni hanno avuto un forte sviluppo i fondi sanitari integrativi del SSN (Art. 9 del D.Lgs 502/1992), di natura negoziale, ossia derivanti da accordi o regolamenti aziendali, i quali presentano due aspetti fondamentali:

Un regime fiscale di favore (Art. 51, c. 2 lettera a del DPR 917/86): i contributi versati dal datore di lavoro o dal lavoratore ai fondi sanitari integrativi non concorrono a formare il reddito, ossia non sono soggetti a tassazione, per importi non superiori a €. 3.615,20.=
La qualità e l’utilità delle prestazioni offerte. Le maggiori Mutue sanitarie offrono un’ampia copertura delle spese sanitarie, come nel caso del fondo sanitario integrativo della Società di Mutuo Soccorso Cesare Pozzo, che estende le prestazioni anche all’intero nucleo familiare.

Il problema, quindi, è quello della necessità di cambiare passo, soprattutto nell’ambito delle piccole e medie imprese, sviluppando modelli di welfare aziendali ben strutturati e soprattutto efficaci, in questo le società di mutuo soccorso, e nell’insieme tutto il terzo settore, possono rappresentare un punto di riferimento importante.

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Studio Mondellini

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