Bassa spesa per l’istruzione, pochi laureati, alto tasso di abbandono precoce della scuola, molti giovani con scarse competenze scolastiche di base
Cambiare rotta, trasformare l’istruzione è il tema della Giornata internazionale dell’istruzione che, dal 2020, le Nazioni Unite celebrano il 24 gennaio.
Un settore, quello dell’istruzione, in cui è da sempre impegnata anche la Mutua sanitaria Cesare Pozzo che, per sostenere i percorsi scolastici, ogni anno eroga sussidi allo studio. ai propri soci e ai loro famigliari. Nel 2021 CesarePozzo ha premiato, per un importo complessivo di 258.000 euro, 1.966 studenti che hanno terminato il ciclo di studi di scuole primarie, scuole secondarie di primo e secondo grado, università di primo livello e magistrale, università estere.
L’istruzione per le Nazioni Unite è la chiave dello sviluppo sostenibile ed è essenziale per raggiungere tutti i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. L’Obiettivo 4, in particolare, ha come oggetto l’istruzione stessa, e mira a “fornire un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti”. Ciò in un contesto mondiale in cui 258 milioni di bambini e adolescenti non hanno l’opportunità di frequentare o completare la scuola, 617 milioni non hanno competenze di base di lettura e matematica; nell’Africa subsahariana meno del 40% delle ragazze termina le scuole medie; 4 milioni di bambini e giovani rifugiati non vanno a scuola.
Uno scenario, fortunatamente, non assolutamente comparabile a quello europeo e, più specificatamente, italiano. Ma anche da noi ci sarebbe molto da lavorare. A partire dalle risorse stanziate per l’istruzione.
A dicembre è stato presentato l’Education and Training Monitor 2021, l’analisi annuale della Commissione europea sull’istruzione.
Su 31 Paesi europei analizzati, l’Italia si posiziona all’ultimo posto per percentuale di spesa di spesa pubblica complessiva (non solo governativa) destinata all’istruzione, a fronte, ad esempio, di un dodicesimo posto perfettamente in media UE per le spese della difesa. I dati utilizzati per il report sono direttamente consultabili su Eurostat (QUI i dati organizzati per l’area educazione e formazione).
In particolare il nostro Paese investe in istruzione l’8% della spesa pubblica totale. La Grecia, penultimo Paese, investe l’8,3%. La media UE è del 10%, mentre Francia e Germania si attestano rispettivamente sul 9,5% e 9,6%. Il Paese UE più virtuoso è l’Estonia che destina all’istruzione il 15,5% della spesa pubblica, superata extra UE da Islanda (16,1%) e Svizzera (16,6%).
La situazione italiana non migliora di molto se si considerano altri indicatori. L’Italia è ultima per la spesa per l’istruzione terziaria (detta anche istruzione superiore: università e altre scuole a cui si accede dopo le scuole superiori), con solo lo 0,6% della spesa pubblica totale (media UE 1,6%, i migliori sono Danimarca e Finlandia 3,2% e Svizzera 3,8%).
All’istruzione primaria l’Italia destina il 2,9% della spesa pubblica (media UE 3,4%) e all’istruzione secondaria il 3,7% (media UE 3,8%).
L’Italia rimane sotto la media europea anche se si guarda alla spesa pubblica per l’istruzione in percentuale sul PIL: nel 2020 è stata il 3,9% del PIL, in diminuzione rispetto al 2010, quando era stata il 4,3%. La media dell’Unione europea è il 4,7% del PIL nel 2020 (il 5,0% nel 2010).
Non stupisce quindi che l’Italia sia indietro nel raggiungimento degli obiettivi dell’Unione in tema di istruzione e formazione (QUI gli indicatori chiave italiani e QUI i dati per tutti i Paesi).
Sebbene in miglioramento rispetto al 2010, rimane molto bassa la percentuale di giovani italiani (25-34 anni) che hanno completato l’istruzione terziaria, solo il 28,9% (nel 2010 erano il 20,8%), rispetto a una media UE del 40,5% (32,2% nel 2010), con un obiettivo del 45% entro il 2025.
Altra criticità sul fronte dell’abbandono scolastico precoce: il tasso di abbandono italiano è del 13,1% (18,6% nel 2010), contro una media UE del 9,9% (13,8% nel 2010).
Circa gli obiettivi dell’UE in materia di istruzione e formazione, è opportuno segnalare anche le difficoltà dei quindicenni in Italia nelle competenza base in lettura, matematica e scienza. La percentuale di quindicenni con scarsi risultati in lettura, matematica e scienze per l’Unione europea dovrebbe scendere a meno del 15% entro il 2030. Nel 2018 la percentuale italiana di quindicenni con scarsi risultati nella lettura era del 23,3%, in matematica del 23,8% e in scienze del 25,9%. Allarma il fatto che, salvo per le competenze in matematica che hanno registrato un miglioramento di 1,2 punti fra il 2009 e il 2018, la percentuale di ragazzi con scarse competenze è aumentata sia per la lettura (+2,3%) che per le scienze (+5,3%). I migliori risultati nell’Unione europea sono raggiunti da Estonia, Irlanda, Finlandia per la lettura; Estonia, Polonia; Danimarca per la matematica; Estonia, Polonia, Danimarca per le scienze.
Quasi un quinto dei ragazzi italiani fra i 15 e i 24 anni non studia, non lavora e non frequenta corsi di formazione (NEET, Not in Education, Employment or Training). Una percentuale in aumento dal 18,1 % del 2019 al 19 % del 2020. Ben al di sopra della media UE dell’11,1%. Se si esamina la fascia di età 25-29 anni i NEET nel 2020 erano addirittura il 31,5%, contro il 18,6% della media europea.
In questo quadro si è innestata la crisi pandemica, con la chiusura delle scuole e la didattica a distanza. Non ci sono ancora dati consolidati sull’impatto delle chiusure sull’abbandono scolastico, ma alcune ricerche sembrerebbero indicare che la didattica a distanza abbia contribuito ad accrescerlo.
La chiusure delle scuole hanno influito negativamente anche sull’apprendimento scolastico. Le prove INVALSI 2021 hanno registrato, soprattutto per le scuole secondarie di primo e secondo grado, risultati nettamente peggiorati (anche di 10 punti per italiano e matematica) rispetto al 2019, mentre si è ulteriormente ampliato il divario tra i risultati degli studenti a seconda delle regioni e della condizione socioeconomica, con una perdita di apprendimento tra gli studenti svantaggiati di quasi il doppio rispetto ai coetanei più avvantaggiati.
A dicembre la rete Eurydice ha pubblicato Structural Indicators for Monitoring Education and Training Systems in Europe 2021 sugli indicatori strutturali per il monitoraggio dei sistemi di istruzione e formazione in Europa che presenta oltre 20 indicatori chiave sulle politiche educative nelle quattro aree: educazione e cura della prima infanzia, abbandono precoce dell’istruzione e della formazione, istruzione superiore, risultati nelle competenze di base. L’Italia è fra i Paesi che, per la prima infanzia, dal 2015 ha introdotto riforme riguardanti la qualificazione del personale o lo sviluppo professionale continuo e l’introduzione del sistema integrato dalla nascita fino ai 6 anni con l’obiettivo di migliorarne qualità, efficacia e offerta quantitativa.
Un impatto significativo sul sistema di istruzione italiano dovrebbe avere il Piano per la ripresa e la resilienza (PNRR) che prevede 31 miliardi di euro per istruzione e ricerca, di cui 19 miliardi per istruzione e formazione con interventi per l’offerta di istruzione, reclutamento e formazione degli insegnanti, ampliamento delle competenze e potenziamento delle infrastrutture scolastiche, riforma del sistema di dottorato.
2 Commenti
Miduri
dare periodicamente istruzioni ai soci, specialmente x gli anziani,,, grazie x essere attivi a loro, specialmente con memoria scarsa… grazie ancora Sagripanti Dina e marito Miduri Girolamo
Redazione
Buongiorno, grazie per il vostro intervento. La Mutua sanitaria Cesare Pozzo è quotidianamente impegnata a informare i soci su servizi e novità. Non esitate a contattarci per qualsiasi necessità o informazione e continuate a seguirci sui nostri canali.
Un cordiale saluto da tutto lo staff di CesarePozzo