Terzo settore e mercato: le sinergie dello Stato sociale

Articolo di · 11 gennaio 2022 ·

Ritorno dello Stato sociale? Sì, ma con il contributo di Terzo Settore, mercato e comunità. Il nuovo rapporto di Percorsi di secondo welfare

Percorsi di secondo welfare ha presentato il suo quinto rapporto biennale sul secondo welfare, inteso come l’insieme di interventi che si affiancano a quelli garantiti dal settore pubblico (il “primo welfare”) per offrire risposte innovative a rischi e bisogni sociali che interessano le persone e le comunità. Un welfare, quindi in cui sono presenti anche attori del Terzo settore e di mercato, e che i ricercatori suddividono in tre comparti: welfare aziendale territoriale, welfare filantropico (fondazioni) e welfare di prossimità (reti territoriali formali e informali).

Il rapporto, dal titolo Il ritorno dello Stato sociale? Mercato, Terzo Settore e comunità oltre la pandemia, contiene dati, approfondimenti e riflessioni sul welfare italiano nel biennio 2020-2021. Secondo i ricercatori di Percorsi di secondo welfare, solo con un’azione sinergica con gli attori del secondo welfare il Pubblico potrà sostenere l’impatto del Covid-19.

Franca Maino, direttrice di Percorsi di Secondo welfare

Durante l’evento del 27 gennaio, moderato dal giornalista Paolo Riva, alcuni degli autori del rapporto – Franca Maino, Chiara Lodi Rizzini, Chiara Agostini, Valentino Santoni e Orlando De Gregorio – hanno presentato i contenuti del volume e si sono confrontati con i rappresentanti delle principali Alleanze di scopo attive in Italia: Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza (Cristiano Gori), Alleanza per l’infanzia (Emmanuele Pavolini), Alleanza contro la povertà in Italia (Roberto Rossini), Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Pierluigi Stefanini). La presentazione si è conclusa con l’intervento di Maurizio Ferrera (scientific supervisor di Percorsi di secondo welfare).

Il rapporto, come spiega Franca Maino direttrice di Percorsi di secondo welfare, ha indagato le trasformazioni del welfare italiano di fronte alla crisi pandemica, immaginando due scenari polari, quello di un’ulteriore pressione sullo Stato sociale e una crescita delle diseguaglianze e quello di una maggiore solidarietà e inclusione grazie al contributo del secondo welfare e del livello locale.

Il rapporto si interroga quindi sugli effetti della pandemia e sulle direttrici future del welfare in relazione a questi due estremi con le loro possibili varianti, collegate alla ridefinizione dei rapporti pubblico-privato e nazionale-locale, e inserendo politiche, misure e attori all’interno delle due dimensioni.

Secondo Maino, il secondo welfare sembra aver dato un contributo cruciale nel fronteggiare l’emergenza e nell’accompagnare la transizione del welfare verso un modello sostenibile e resiliente di società, in particolare mostrando cosa è possibile fare anche in situazioni avverse, intercettando i bisogni, puntando all’innovazione sociale (nuovi modelli, servizi e processi), rafforzando i ponti (anche grazie alle piattaforme tecnologiche) tra bisogni e risposte in termini di servizi.

Le due spinte contrapposte di questo biennio sono tutt’ora in corso. La pandemia ha acuito le criticità nel sistema di welfare, accrescendo le diseguaglianze e indebolendo il potenziale del secondo welfare. Di contro ha anche spinto verso un cambiamento che era già in corso favorendo comportamenti solidali e accrescendo il senso di comunità in molti contesti. Le tre forme di secondo welfare (welfare aziendale territoriale, welfare filantropico e welfare di prossimità) hanno contribuito a rispondere ai bisogni pandemici cambiando i processi decisionali e le logiche di azione, favorendo nuove sinergie e collaborazioni, ripensando servizi e target, riposizionando i confini tra welfare pubblico e privato e welfare nazionale e locale.

welfare - retiLa crisi, sostiene Maino, ha evidenziato la necessità di un duplice riequilibrio nazionale-locale e pubblico-privato all’interno però di una cornice in cui le interdipendenze tra Paesi (livello sovranazionale), tra livelli di governo e tra attori diversi siano riconosciute come una leva strategica. Si tratta di mutamenti destinati a rimanere nel lungo periodo, ai quali contribuiranno anche le riforme e le risorse del PNRR.

Persistono differenze e resistenze al secondo welfare, ma l’apertura al privato – profit e non profit – è consolidata. La presenza di reti multiattore nei territori e la capacità dell’attore pubblico di rinnovarsi hanno favorito una risposta rapida ed efficace alla crisi. Sono segnali di un cambiamento di paradigma culturale e sociale, con nuove logiche più integrate e condivise di intervento.

Nel futuro, per i ricercatori di Percorsi di secondo welfare, la capacità del welfare state e del secondo welfare di essere plurale, inclusivo, innovativo e sostenibile dipenderà da dinamiche che coinvolgano reti multiattore, territori e comunità (welfare plurale); che puntino su empowerment, responsabilità, partecipazione e nuove garanzie (welfare inclusivo); che facciano ricorso a co-programmazione e co-produzione di servizi e a forme di mutuo aiuto per innovare gli interventi (welfare innovativo); che guardino agli obiettivi di sviluppo sostenibile e ai criteri ESG – Environmental, Social, Governance – per misurare l’impatto sociale e collegare le risorse ai risultati raggiunti (welfare sostenibile).

Il rapporto si domanda se sia in corso un ritorno allo Stato sociale. Lo Stato, infatti, sembra essere tornato con forza protagonista dell’arena del welfare, mettendo in campo risorse e competenze tali da tirare a sé le fila di ambiti di intervento che per anni erano rimasti ai margini della sua azione. La risposta di Maino è positiva, ma nella misura in cui il contribuito del Terzo settore, del mercato, della comunità è diventato imprescindibile. È un ritorno non più centrato solo sull’attore pubblico del modello tradizionale di welfare state. In questa direzione e per questo cambiamento, sostiene Maino, sono da “coltivare” sei direttrici: migliorare la conoscenza e favorire la condivisione dei dati per intercettare i bisogni e ridefinire di conseguenza le policy; rafforzare il sostegno ai gruppi più vulnerabili per limitare le diseguaglianze per un welfare inclusivo; favorire il coordinamento multilivello; facilitare la cooperazione territoriale con linee guida coerenti con l’investimento sociale e le transizioni demografica, ambientale e digitale che hanno a che fare con la redistribuzione e quindi con le diseguaglianze; bilanciare obiettivi di breve termine con le priorità a lungo termine; coinvolgere governi regionali e locali nelle strategie di investimento nazionale.nuovo welfare

In questo quadro, un ruolo sicuramente importante in questo nuovo Stato sociale, possono giocare le società di mutuo soccorso come CesarePozzo e il welfare aziendale, anche grazie a enti del Terzo Settore come l’impresa sociale Welf@reIN.

Il rapporto indica alcune criticità del secondo welfare italiano, come ad esempio il ritardo rispetto ad altri Paesi  in tema di offerta di schemi di assicurazione sociale contributiva (su base volontaria, mutualistica o assicurativa) per alcuni nuovi rischi emersi durante la pandemia, come forme di tutela del reddito che coprano le riduzioni di retribuzione in caso di prestazioni di disoccupazione o per riduzione temporanea di ore di lavoro per congedi di malattia o parentali. In molti Paesi, dice il rapporto, esistono polizze che coprono il rischio di interruzione forzosa dell’attività. In Italia solo il 20% delle imprese è coperto (in Germania l’80%), per cui si potrebbero fare passi avanti, passando a forme di assicurazione sociale collettiva capaci di mutualizzare i rischi spalmandoli su tutte le imprese.

Nell’indagine condotta da Percorsi di secondo welfare con gli esperti interpellati emerge il tema delle diseguaglianze che il welfare aziendale potrebbe produrre tra territori e contesti differenti, per questo viene prospettata la necessità di logiche inclusive che coinvolgano i territori e gli attori a livello locale, come le società di mutuo soccorso e la filiera dei servizi del Terzo Settore.

In tema di sanità integrativa, il mondo sindacale e quello della mutualità sanitaria hanno richiamato l’esigenza di una maggiore trasparenza di un settore in cui operano molti soggetti diversi (assicurazioni, fondi, mutue). Secondo una ricerca condotta da Percorsi di secondo welfare e sostenuta dalla Fondazione Cesare Pozzo per la mutualità, le società di mutuo soccorso erogano ai soci quote molto elevate dei contributi ricevuti dai soci (intorno all’80%), un dato probabilmente superiore a quello di altre organizzazioni che gestiscono fondi ma che, mancando un’autorità che assicuri trasparenza e confrontabilità, non è al momento possibile conoscere. Parimenti, poco si sa sulle prestazioni sanitarie coperte da alcuni fondi sanitari (integrative o sostitutive del SSN) e dei loro effetti sui consumi sanitari.

Circa il rapporto tra secondo welfare e sviluppo sotenibile, secondo gli esperti intervistati, il welfare di prossimità può dare un contributo positivo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, fra i quali il raggiungimento di maggiore salute e benessere. In questo caso l’osservatorio di Secondo welfare aveva già registrato come le esperienze del mutualismo si inscrivano in un’accezione ampia del concetto di salute, in sintonia con l’Agenda 2030.

Il mutualismo, inoltre, è pienamente in linea con il welfare di prossimità e, storicamente, lo anticipa: si tratta infatti di iniziative in risposta a bisogni sociali nate dal basso, come forme di auto-organizzazione.


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