L’intervento del podologo spazia dai calli al diabete alla postura
Una delle parti del corpo che sottovalutiamo di più sono i piedi; da essi dipende la deambulazione, la postura e anche il nostro stato di salute. La disciplina medica che studia, previene e cura i problemi ad essi collegati è la podologia. “Il podologo – afferma Michele Vescia, per l’appunto podologo – è un professionista sanitario laureato in Podologia il cui ruolo spazia dal trattamento delle callosità alle medicazioni avanzate del piede diabetico e vascolare. Interviene in casi di unghie incarnite e realizza apparecchi per la correzione ungueale o ortonissie. Crea plantari per correggere posture e cammino dolorosi e ortesi in silicone atte ad alleviare situazioni di dolore come a esempio nelle dita a martello o griffe. Effettua, inoltre, visite cliniche del piede per individuare le alterazioni funzionali, le zone di sovraccarico e i difetti di postura e di deambulazione. Svolge anche un ruolo di prevenzione e di informazione nei confronti di quei pazienti che soffrono di patologie dismetaboliche come il diabete agendo in concerto con il medico curante”.
È bene non sminuire i disturbi ai piedi, siano essi di piccola entità oppure segnali di sintomi più gravi per i quali è meglio intervenire. A volte anche una semplice ipercheratosi (callosità) può significare che qualcosa nel nostro modo di camminare non va bene e necessita della nostra attenzione. È compito del podologo esaminare la problematica, capire se è di sua competenza e proporre una soluzione. “Il podologo, valutando lo stato del piede dalla parte dermatologica (ipercheratosi) alla parte biomeccanica, può aiutare a capire se il fastidio o il dolore presenti siano dovuti a un modo scorretto di camminare oppure a una calzatura errata, ovvero ad altri motivi. Nel contempo può offrire una soluzione con un trattamento podologico con un plantare, oppure eventualmente consigliare degli ulteriori approfondimenti diagnostici”.
Le problematiche legate ai piedi sono numerose: ne citiamo alcune, con i conseguenti interventi eseguiti dallo specialista. La metatarsalgia è il dolore nell’avampiede a livello metatarsale che può essere causato da molteplici cause: patologie da sovraccarico, borsiti, neuropatie, episodi traumatici, pronazione anomala e patologie artritiche. Il sovraccarico è dovuto alla conformazione del piede, oppure a patologie della deambulazione che inducono a caricare maggiormente in alcune zone rispetto che in altre. In corrispondenza delle zone maggiormente sollecitate (le teste metatarsali) si forma un’ipercheratosi (callosità) che è una protezione del nostro organismo nei confronti di un eccessivo stimolo esterno. La callosità, che provoca dolore e fastidio alla deambulazione, può anche degenerare in borsite, un’infiammazione della borsa sierosa. “In questi casi l’intervento eseguito dal podologico può essere di grande aiuto. In primo luogo analizza le caratteristiche del piede, valutando le alterazioni morfo-funzionali, le articolazioni, le deformità avampodaliche e le eventuali zone dolorose di sovraccarico; in seguito, individuata la causa del dolore, interviene rimuovendo la callosità e applicando un feltro di scarico che permette di evitare l’appoggio nella parte dolente. Infine, per migliorare la deambulazione, da cui dipende la formazione di ipercheratosi, può valutare la possibilità di realizzare un plantare o un’ortesi in silicone che aiutino l’appoggio del piede”.
I principali fastidi che affliggono la cute dei nostri piedi sono i tilomi plantari, l’ipercheratosi, i calli, i duroni e gli occhi di pernice. Queste patologie sono legate a un ispessimento cutaneo frequente nei punti di maggior appoggio o sfregamento del piede. “In questi casi il trattamento podologico consiste dapprima nell’asportazione dell’eccesso cheratosico con una successiva medicazione atta a proteggere la zona dolente. L’obiettivo principale è quello di riportare alla norma, per quanto possibile, la cute intervenendo sulle cause che hanno provocato la formazione dell’ipercheratosi. Questo può avvenire consigliando al paziente l’utilizzo di calzature adatte, plantari o ortesi digitali con lo scopo di diminuire o eliminare il conflitto che ha causato la callosità”.
L’onicocriptosi, chiamata anche unghia incarnita, è una delle maggiori problematiche che interessano le unghie. I fattori scatenanti sono essenzialmente quattro. Il primo ha a che vedere con la forma che, come risultato della pressione che l’unghia riceve dalle calzature e dalle altre dita, diventa piatta con i bordi dritti, a tegola di Provenza, oppure a pinza. Altri due fattori da valutare sono la consistenza della lamina (più è sottile, più risulta essere tagliente rispetto a una maggiormente spessa) e la consistenza cutanea: specie nei giovani la pelle è più delicata e le unghie, più sottili e taglienti, possono facilmente ledere il bordo ungueale creando un’infezione. Da ultimo, l’iperidrosi, ossia la continua sudorazione rende la pelle meno forte. “L’intervento deve essere rapido per evitare che l’infezione degeneri e si formi un granuloma. Il podologo esamina la situazione, la presenza di eventuali frammenti d’unghia nel solco ungueale che penetrano nella pelle, con la loro conseguente asportazione. Nel caso in cui fosse necessaria, è importante che segua la crescita dell’unghia ed eventualmente corregga la forma della lamina ungueale applicando un’ortonissia. Congiuntamente con il medico curante valuta l’eventuale assunzione di antibiotici per via orale. Lo specialista effettuerà dei controlli periodici ogni due-tre giorni fino alla completa guarigione. Infine, sorpassata la fase più acuta, svolge un ruolo d’educazione nei confronti del paziente, insegnandoli il corretto taglio delle unghie, i cui i margini devo essere sempre visibili e liberi”.
Il dito a martello o a griffe indica una deformità delle dita, che si presentano piegate verso il basso o sovrapposte le une alle altre. La causa principale di questa problematica è un cattivo appoggio del piede che determina uno scorretto funzionamento della muscolatura delle dita. “Durante la visita clinica il podologo esamina le problematiche del piede, il suo appoggio e la capacità di movimento delle varie articolazioni; contemporaneamente analizza lo stato della cute e delle unghie individuando eventuali affezioni a loro carico, valutandone l’origine e la possibile cura se di sua competenza” conclude Vescia.