Ripristinare gli ecosistemi è necessario. E conviene

Articolo di · 5 giugno 2021 ·

Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ricorda le priorità per contrastare la crisi climatica, la perdita di biodiversità e il degrado del suolo. Il ripristino degli ecosistemi è un elemento chiave delle strategie di mitigazione e adattamento, fondamentale per il benessere del genere umano

Il nostro benessere e quello dell’ambiente sono strettamente interconnessi. La comunità scientifica internazionale è concorde, serve invertire la rotta e farlo in fretta prima di superare ulteriori punti di non ritorno (i cosiddetti “tipping point” individuati dall’IPCC – Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico). In caso contrario, è minacciata la stessa sopravvivenza umana.

Rigenerare e ripristinare gli ecosistemi, il tema della Giornata mondiale dell’ambiente del 5 giugno, dovrebbe essere al primo posto nell’agenda di tutti i decisori politici, benché spesso non sia così. E’ infatti un elemento cruciale delle strategie di mitigazione e adattamento alla crisi climatica.ripristino degli ecosistemi

Secondo l’IPBES, la Piattaforma intergovernativa scienza-politica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, sono a rischio estinzione un milione di specie animali e vegetali. “Una catastrofica perdita di biodiversità – come sottolinea il recentissimo rapporto di WWF Italia – che contribuisce non solo alla distruzione di quella rete di sistemi naturali che consente la vita sul Pianeta, ma amplifica ulteriormente la crisi climatica. La perdita di biodiversità non è solo una questione ambientale, ma riguarda anche lo sviluppo, l’economia, la sicurezza, l’etica e la morale. È anche una questione di ‘autoconservazione’ ”.

Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha da pochi giorni pubblicato il rapporto “Stato della finanza per la natura” nel quale si calcola che, entro il 2050, siano necessari investimenti sulla natura di 8.100 miliardi di dollari statunitensi per contrastare con successo le tre crisi, interconnesse fra loro, climatica, della biodiversità e del degrado del suolo. L’attuale investimento annuale di 133 miliardi, dovrebbe triplicare entro il 2030 e quadruplicare entro il 2050.

Si dovrebbe trattare di investimenti in soluzioni basate sulla natura (Nature-based Solutions, NBS), cioè ispirate ai processi naturali o direttamente legate al loro recupero, per rafforzare le risposte naturali alle crisi. Investimenti necessari e imprescindibili, come ricorda l’UNEP in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, che avrebbero anche un ritorno immediato sul nostro benessere. Perché gli ecosistemi hanno un valore anche economico.

Qualche dato rende l’idea: “metà del PIL mondiale dipende dalla natura e ogni dollaro investito nel suo ripristino produce fino a 30 dollari di vantaggi economici”. “Almeno due miliardi di persone dipendono dall’agricoltura”. “Le foreste forniscono acqua potabile a un terzo delle più grandi città del mondo e ospitano rispettivamente l’80%, il 75% e il 68% di tutte le specie di anfibi, uccelli e mammiferi”.

Il ripristino degli ecosistemi e altre soluzioni naturali possono contribuire a un terzo della mitigazione necessaria per mantenere il riscaldamento globale sotto i 2° C entro il 2030 e aiutare società ed economie ad adattarsi ai cambiamenti climatici.

Secondo l’UNEP il ripristino contribuisce al raggiungimento di tutti gli obietti di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Inoltre “ripristinare il 15% dei terreni convertiti [ad uso agricolo o di allevamento] nei luoghi corretti potrebbe prevenire il 60% delle estinzioni di specie”.

La direzione, per evitare scenari apocalittici, è obbligata. L’emergenza climatica è il tema da cui tutti gli altri dipendono. Si stima che, in mancanza di azioni radicali, nel 2060, a causa degli effetti combinati dell’emergenza climatica, tre miliardi di persone si troverebbero in zone (quelle equatoriali) divenute ostiche alla vita, con conseguenti enormi spinte migratorie e tensioni politiche e sociali. Per un utile confronto, si pensi che nel 2020 i migranti nel mondo sono stati 281 milioni (fonte UNDESA).

Riguardo allo specifico aspetto del degrado degli ecosistemi – ma è tutto interrelato-, già oggi, scrive l’UNEP, esso sta minacciando il benessere di almeno 3,2 miliardi di persone.

Giornata mondiale dell'ambienteOgni anni si perdono 10 milioni di ettari di foreste (un’area grande quanto la Corea), mentre l’erosione del suolo “sta costando al mondo più di 6.000 miliardi di dollari all’anno in produzione di cibo ed altri servizi ecosistemici persi” [si definiscono servizi ecosistemici i benefici al genere umano forniti dagli ecosistemi]. Dal 1970 è scomparso circa il 30% degli ecosistemi di acqua dolce. Un terzo del pesce del mondo è sottoposto a sfruttamento eccessivo.

Tutto ciò non può non riguardare la specie umana. È sempre l’UNEP a ricordare, citando varie fonti, che si perderanno 10.000 miliardi di dollari in PIL mondiale entro il 2050 se i servizi ecosistemici continuassero a diminuire. Il degrado del suolo ridurrebbe la produttività di cibo del 12% entro il 2040, causando un aumento dei prezzi del 30%. L’IPBES stima in 700 milioni i migranti entro il 2050. Il degrado degli ecosistemi accresce il contatto tra umani e specie selvatiche e lo scoppio di nuove epidemie.

Le buone notizie, di contro, sono che il ripristino degli ecosistemi genera benefici e opportunità. Ci sono, ad esempio, opportunità di ripristino di due miliardi di ettari di foreste degradate o terreni deforestati. Si calcola che ripristinarne 350 milioni di ettari possa generare un beneficio netto di 9.000 miliardi di dollari. Il ripristino attraverso l’agroforestazione – sistemi agricoli in cui la coltivazione di specie arboree o arbustive perenni associate a seminativi o pascoli – da solo potrebbe accrescere la sicurezza alimentare per 1,3 miliardi di persone.

Ripristinare le barriere coralline in Centro America e Indonesia apporterebbe ulteriori 2.5 miliardi di dollari all’anno di benefici in servizi ecosistemici.

Ripristinare le foreste e i bacini idrografici permetterebbe di risparmiare 890 milioni di dollari all’anno in costi di trattamento delle acque nelle grandi città del mondo.

L’UNEP mette anche a disposizione una guida in varie lingue (purtroppo non in italiano) con un’introduzione sulle molte azioni possibili da subito per fermare il degrado degli ecosistemi e favorirne il recupero.

La brutta notizia è che non c’è un piano B, quella buona però è che invertire la rotta conviene.


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