Pandemia e fragilità infantili

Articolo di · 13 ottobre 2021 ·

Differenti forme di disagio tra cui atti impulsivi, iperattività, oppositività, alterazione del ritmo sonno – veglia e difficoltà nella relazione.  Sono alcune delle reazioni vissute dai bambini nei momenti di passaggio o in esperienze critiche come il Covid-19

 

I fattori genetici, le cure e la responsività genitoriale, ma anche l’adeguatezza del contesto di vita come amici e scuola, non in sé e per sé, ma in relazione alle caratteristiche del bambino. Sono solo alcuni dei fattori che condizionano lo sviluppo della sua crescita emotiva che inizia dal grembo materno.

A caratterizzare la sua evoluzione sono alcuni passaggi fondamentali come l’accesso a scuola, dal nido alla primaria, ed eventi di vita importanti come la pandemia Covid-19 che ha portato con sé conseguenze evidenti soprattutto nei soggetti più fragili come i bambini e gli adolescenti.

Margherita Brunetto, psicologa – psicoterapeuta specializzata in psicologia dell’età evolutiva

“Quello che ho notato in questo periodo caratterizato dalla pandemia Covid -19 è una maggiore ansia e preoccupazione, oltre ad una grande difficoltà di relazione – afferma la dottoressa Margherita Brunetto, psicoterapeuta specializzata in psicologia dell’età evolutiva al poliambulatorio medico Punto Salute di Lugagnano in provincia di Verona, centro convenzionato con la Mutua sanitaria Cesare Pozzo –  Queste reazioni sono avvenute soprattutto in soggetti che avevano già fragilità in questo senso, e la situazione generata dal Covid-19 ha fatto precipitare. Spesso la pandemia ha procurato malesseri nei genitori e i figli ne hanno risentito secondariamente. In generale però, ho notato però anche una grande capacità di adattamento alla situazione di difficoltà e alle nuove regole. In molti sono riusciti a reagire e ripartire”.

Nei bambini fino ai 6 anni, in questo particolare momento storico, si è riscontrata la comparsa di comportamenti regressivi, come il voler tornare a dormire nel letto con i genitori per avere maggiore sicurezza, atteggiamenti di irritabilità, ansia da separazione e problematiche comportamentali.

Le reazioni scaturite dalla pandemia Covid-19 non sono però estranee ad altri passaggi evolutivi significativi della vita dei bambini o adolescenti come, ad esempio, l’ingresso nella scuola (nido o infanzia) che, come afferma l’esperto, “rappresenta il momento in cui il bambino affronta un ambiente diverso da quello familiare, passaggio nel quale gli si richiede di cominciare a imparare le regole della convivenza, a relazionarsi con adulti di riferimento diversi dai genitori o da altre figure di famiglia”.

L’ingresso nella scuola primaria e gli anni a venire segnano, invece, un ulteriore periodo di cambiamento nel quale al bambino viene richiesto di sostenere prestazioni e impegni cognitivi, oltre al gioco che diviene più strutturato e complesso. “Le relazioni con i coetanei si fanno più significative – afferma l’esperto – il bambino svolge degli sport o attività extra-scolastiche che richiedono di adattarsi a questo nuovo contesto ed è chiamato a raggiungere via via una maggiore autonomia”.

Altro passaggio è caratterizzato dalla preadolescenza e dall’adolescenza: momenti chiave per lo sviluppo di sé, della propria identità, dell’autonomia rispetto al genitore, dell’appartenenza al gruppo dei pari, “oltre ad essere un momento – come afferma Brunetto – per fare delle scelte di vita importanti, come la scuola secondaria di secondo grado, il sapere gestire le amicizie e i rapporti con l’altro genere”.

Soprattutto in questi passaggi evolutivi, occorre prestare attenzione al comportamento del bambino che può essere caratterizzato da difficoltà scolastiche, disturbi dell’apprendimento, difficoltà emotive (ansia, tristezza, paure, chiusura), difficoltà di comportamento (oppositività, problemi di condotta, iperattività), deficit cognitivi (difficoltà di ragionamento, ritardo mentale), e difficoltà relazionali.

Assecondare, accudire, spronare, rimproverare o ricorrere alla punizione. Qual’è, dunque, l’approccio migliore per sostenere il bambino nei momenti di passaggio o di difficoltà?

“Il mio suggerimento è quello di osservare, giorno dopo giorno, non giudicando il bambino, richiamandolo quando non vengono osservate le regole fondamentali e spronandolo di fronte alle difficoltà – afferma la dottoressa – Più che punendolo, io suggerisco di ricorrere alla gratificazione, alla lode, al rinforzo del genitore, al mostrare quanto ci si senta fieri anche dei piccoli successi del bambino. Questo per aiutarlo a introiettare le regole sentendosi al contempo amato e adeguato. È molto importante, anche se a volte difficile, sforzarsi di non perdere la pazienza, così come essere indulgenti con noi stessi perché non potremo prevenire o prevedere ogni disagio o sofferenza nei nostri figli: quello che loro saranno non dipende completamente dai genitori”.

Nell’evoluzione di un bambino, rientra anche l’aspetto del linguaggio che può essere spronato attraverso diversi strumenti come “l’esposizione ad un contesto in cui gli si parli (agli adulti viene spontaneo utilizzare il baby-talk con i bambini), in cui non ci siano troppi rumori di sottofondo (televisione, radio), la possibilità di essere inserito in un contesto relazionale (come l’asilo, o con altri bambini), la narrazione di storie e la lettura di libretti – continua Brunetto.

A studiare gli aspetti di crescita del bambino è la psicologia dell’età evolutiva che si occupa dello sviluppo normale e patologico della sfera psicologica, emotiva, cognitiva e relazionale occupandosi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione delle difficoltà o disturbi in bambini e adolescenti. L’intervento da parte dell’esperto avviene singolarmente o lavorando in gruppi, svolgendo attività ambulatoriale o in altri contesti (scuole, associazioni). Lo psicologo dell’età evolutiva può, inoltre, avere specializzazioni differenti che variano dal neuropsicologo allo psicologo scolastico, dall’esperto in psicopatologia dell’apprendimento al psicoterapeuta dell’età evolutiva.

“L’intervento con il bambino e la sua famiglia si decide quando una difficoltà compromette l’adattamento del bambino ai suoi contesti di vita (scuola, famiglia, coetanei) scegliendo di intervenire anche in situazioni non di grave difficoltà ma che necessitino comunque di un supporto per evitare che il problema si sedimenti, o in situazioni di difficoltà anche solo momentanea – commenta l’esperta – Le tecniche psicoterapeutiche dipendono dall’approccio del professionista e tendenzialmente, con l’età evolutiva, soprattutto con bambini piccoli, si lavora molto anche con i genitori, e molto spesso si collabora con gli insegnanti”.

Il dialogo con la scuola, quando si riconoscono delle difficoltà nel proprio figlio, è un’ulteriore elemento a disposizione che aiuta il genitore a capire se gli atteggiamenti sono riprodotti anche a scuola, con le maestre, i compagni o nei compiti.

“Accanto a questo, quando ci sembra che il bambino sia più triste, preoccupato o più arrabbiato, quando c’è una variazione importante o un mancato avvio negli apprendimenti scolastici, ma anche semplicemente quando i genitori non sono sicuri di andare nella direzione giusta, si può sempre chiedere una consulenza e le figure di riferimento, in questo ambito, sono diverse e si identificano con il pediatra, lo psicologo, il logopedista e lo psicomotricista.”- conclude Brunetto.


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