Il network che dialoga con il Covid-19

Articolo di · 3 settembre 2021 ·

Cambiano il modo di fare rete e gli argomenti affrontati: non si può più pensare al profitto singolo perché non porta risultati efficaci, ma occorre orientarsi verso tematiche più ampie e concorrere insieme al cambiamento.

 

Come gestire l’ordinario diventato straordinario, come comunicare in maniera efficace e in che modo raggiungere i risultati prefissati pur lavorando in smart working.

Sono queste alcune delle tematiche messe in evidenza dalle imprese durante la pandemia Covid-19, che hanno richiesto un confronto portando così a modificare il modo di fare associazionismo durante l’emergenza sanitaria.

A sottolineare l’importanza di questi argomenti è Elisabetta Belloni, Segretario Generale di Aisom (Associazione Nazionale delle imprese) che dichiara: “L’associazionismo nasce dalla necessità di

Elisabetta Belloni – Segretario generale Aisom

creare aggregazione tra persone, aziende o enti, accomunati da interessi o finalità comuni, e aiuta a sentirsi più sicuri e meno isolati, a trovare alleanze e soluzioni. L’emergenza Covid-19 ha fatto emergere indubbiamente delle criticità modificando il modo di fare rete, sia a livello pratico, sia di contenuti”.

Le questioni trattate in questi mesi hanno riguardato, in un primo momento, la gestione di problematiche concrete e di bisogni essenziali delle imprese come il continuare a svolgere quello che prima veniva gestito in maniera ordinaria e che in quel momento richiedeva un grande cambiamento. “Per questa necessità – afferma Belloni –  una delle tematiche trattate è stata, banalmente, come organizzare un’assemblea da remoto, proponendo soluzioni che per molte aziende non erano di facile accesso. Per fare fronte ad aspetti imprescindibili della vita lavorativa, abbiamo cercato di offrire soluzioni operative dedicandoci, principalmente, ad aspetti quotidiani di vita”.

Le richieste pervenute dalle imprese sono state differenti proprio perché ogni azienda doveva trovare la sua strategia per andare avanti: dal come gestire una ordinarietà nel momento in cui i dipendenti o collaboratori non lavoravano più in presenza, alla comunicazione, alla quale è stato dedicato un webinar che ha affrontato differenti aspetti: come declinarla, a cosa bisogna prestare attenzione e come organizzare una comunicazione a distanza per gestire, in maniera efficace, i momenti di confronto prima svolti in presenza, che continuano ad essere indispensabili.

“La sensazione che abbiamo avuto è che l’imprenditore, nonostante tutto, abbia resistito e questa resistenza ha fatto capire che delle risorse esistevano già e che sono emerse in quel momento di grande criticità. Abbiamo, inoltre, notato che

nonostante la distanza, è stata molto viva una sorta di identità e di voglia di recupero. Alcune realtà aziendali, ad esempio, hanno portato in evidenza una grande disponibilità, del tutto inaspettata, proprio da parte di quei dipendenti che in casa vivevano situazioni di estrema difficoltà. Il lavoratore ha così dimostrato il suo senso di appartenenza, rivivendo i valori e la mission dell’impresa, elementi trascurati o sottovalutati quando tutto andava bene. Tutto questo è ciò che di buono verrà traghettato quando si tornerà ad una normalità”.

Tra le novità importanti emerse con la pandemia c’è, fra tutti, lo smart working che, a detta di Aisom, ha fatto capire che è possibile raggiungere i risultati prefissati anche se il lavoro non è svolto in azienda. “Allontanarsi dagli schemi di lavoro tradizionale ha portato l’azienda a riflettere sul come una modalità di lavoro differente sia possibile; si è resa conto che, grazie allo smart working, si ottiene un’importante riduzione di costi e che la flessibilità non è un concetto così negativo. Anzi, ci sono diversi elementi positivi su cui investire. Alcuni imprenditori ci riferiscono che intendono mantenere delle modalità di lavoro che potranno diventare ordinarie e non più straordinarie. Si è affermata, quindi, una fiducia reciproca che lega il datore al lavoratore, e viceversa” – afferma Belloni.

Altro elemento emerso è il carattere propositivo delle aziende: molte di esse si sono dovute reinventare e hanno dovuto trovare un modo per proseguire il loro business. “Noi di Aisom abbiamo sempre visto molta dinamicità nei momenti di confronto. Ora, molte imprese guardano a progetti ai quali prima non si pensava, non c’era tempo e non rappresentava la priorità. Se l’anno scorso si parlava solo di problemi pratici, ora ci si affaccia verso progetti di economia circolare, o legati all’ambiente o di nuove logiche che la pandemia ha messo sotto gli occhi di tutti. Non è più possibile pensare al profitto singolo perché non porta da nessuna parte ma occorre orientarsi verso tematiche più ampie e concorrere insieme al cambiamento. Certamente qualcuno ha sofferto più di altri ma, è evidente che questa situazione abbia colpito tutti, chi più chi meno, e la proiezione verso il futuro è indispensabile per proseguire – conclude Belloni.

 


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