Valichi ferroviari: 150 anni di storia proiettata al futuro

Articolo di · 8 novembre 2019 ·

Una conferenza organizzata dalla Fondazione Cesare Pozzo per la mutualità

Ho voluto ricostruire la storia e dare ampio spazio alla situazione attuale del traffico passeggeri e merci dei valichi ferroviari italiani dal confine francese a quello sloveno perché il valico rappresenta il superamento del vecchio concetto di confine“.

Con queste parole, Luigi Massari, autore del libro I valichi ferroviari internazionali italiani, ha introdotto il suo testo lo scorso 29 ottobre alla Biblioteca dei trasporti e della mutualità Cesare Pozzo di Milano, sede di un incontro dedicato alla valenza che i valichi ferroviari hanno avuto in passato – e ancora oggi hanno – per mettere in contatto le persone, le economie e le usanze dei paesi confinanti.

Maggi e Massari: valichi ferroviari internazionali italiani

Biblioteca dei trasporti e della mutualità Cesare Pozzo: presentazione del libro “I valichi ferroviari internazionali italiani”

Un viaggio attraverso il Nord Italia sì alla ricerca delle evoluzioni tecniche, ma soprattutto dei piccoli episodi storici che hanno caratterizzato la costruzione dei valichi ferroviari più importanti, da Ventimiglia a Modane,  passando per il Brennero, Gorizia e Nova Gorica. Un incrocio di aneddoti supportati da immagini storiche e attuali, che consentono di conoscere l’evoluzione dei tempi, della tecnica e delle risorse che l’Italia ha speso in questi anni per essere collegata alle Nazioni limitrofe da un punto di vista non solo geografico.

I valichi – ha spiegato Massari – sono le porte dell’Italia. Parlare di barriere tra un Paese e l’altro è riduttivo: la ferrovia non è una barriera e, dal punto di vista tecnico e culturale, i valichi sono delle aperture e dobbiamo solo coglierne le potenzialità”. Una lettura, la sua, che ci aiuta a riflettere su ciò che la storia ci ha abituati a pensare, ossia che i confini talvolta possono essere mutevoli. Molti territori confinanti, del resto, nel corso dei secoli sono stati conquistati, ceduti, occupati e i loro confini ridisegnati, ma nonostante tutto  è sempre stata palese la volontà dell’Italia di creare percorsi e sinergie politiche, economiche e culturali con le nazioni dirimpettaie.

L’importanza del ruolo che le linee ferroviarie e i valichi hanno avuto in passato per lo scambio delle merci e per il trasporto dei passeggeri, è un dato oggettivo. Nell’ottica di una maggiore apertura europeista, oggi, “è fondamentale non interrompere un cammino iniziato 150 anni fa”, ha concluso l’autore.


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