Grafomotricità: la scrittura che aiuta l’apprendimento

Articolo di · 25 agosto 2021 ·

Per una prevenzione efficace occorre non trascurare i campanelli d’allarme che si presentano già dai tre anni e limitare la digitalizzazione, tra le cause dei problemi di grafia.

 

“Scrivere adeguatamente risulta importante per diversi aspetti della vita del bambino: favorisce lo sviluppo neurologico ed il controllo motorio ed emotivo, migliora le capacità di attenzione, memoria e apprendimento e crea autostima e motivazione per lo studio”.

Introduce così la grafomotricità la dottoressa Claudia Ottonello, psicomotricista del poliambulatorio Punto Salute di Lugagnano, convenzionato con la Mutua sanitaria Cesare Pozzo.

Pratica della psicomotricità, la grafomotricità è una disciplina che permette di accompagnare il bambino in un percorso evolutivo che favorisce un adeguato sviluppo della sua competenza grafica, dallo scarabocchio fino alla scrittura, e opera attraverso attività grafiche espressive che incoraggiano l’evoluzione delle abilità motorie e l’acquisizione dei prerequisiti fondamentali dell’apprendimento della scrittura.

Claudia Ottonello, psicomotricista esperta in grafomotricità

“Alla base di tale abilità scolastica – aggiunge l’esperta – vi sono molteplici prerequisiti: la lateralizzazione, la spazialità, la temporalità, le abilità prassiche, le abilità di pianificazione, ideazione ed esecuzione, le abilità nella rappresentazione delle lettere/parole, la coordinazione oculo manuale, la motricità fine, la memoria e le abilità linguistiche”.

Perché è così importante questa disciplina che proviene dal Metodo Grafomotorio favorendo quindi l’apprendimento dei bambini nella fascia compresa tra i 3 e i 12 anni attraverso pratiche esperienziali dell’imparo-facendo per approdare spontaneamente alle competenze di lettura, scrittura, linguaggio e calcolo?

“La scrittura occupa gran parte della giornata del bambino e può essere fonte di difficoltà scolastiche e di frustrazione – commenta Ottonello – E’ fondamentale per il processo di scrittura che i prerequisiti sopraelencati raggiungano l’automatizzazione, in modo da permettere l’integrazione necessaria, propria di una prassi complessa”.

A partire da attività ludico-educative, le abilità del processo di apprendimento del bambino (motricità fine, organizzazione spaziale, coordinazione oculo-manuale, postura, fluidità del gesto, pressione, schema corporeo, controllo motorio-prassico) vengono proposte a livello pratico per consentirgli di imparare-facendo, per poi essere trasferite  in altri contesti e a più alti livelli di astrazione e rappresentazione.

Altro aspetto importante di questa disciplina è la sua correlazione con i disturbi dell’apprendimento: attraverso un percorso focalizzato sulla grafomotricità, il grafomotricista affronta, infatti, le difficoltà di apprendimento e le problematiche legate ai DSA, BES aiutando il bambino ad applicarsi traendo un metodo di studio proprio, svolgendo, quindi, una funzione di mediazione tra gli insegnanti e la famiglia e favorendo così l’apprendimento.

“Il bambino che non ha maturato i prerequsiti potrebbe sviluppare difficoltà di scrittura – aggiunge l’esperta – Risulta dunque importante fare prevenzione durante gli anni della scuola dell’infanzia attraverso questa disciplina: la grafomotricità è un percorso preventivo-educativo abilitativo, adatto a tutti i bambini che frequentano gli ultimi due anni della scuola dell’infanzia al fine di potenziare i prerequisisti necessari, prima dell’inizio della scuola primaria. Nel caso invece di difficoltà, è importante progettare, dopo una attenta valutazione, un percorso riabilitativo per offrire un valido supporto per i bambini che presentano già delle difficoltà”.

Molto utile è quindi prestare attenzione ad alcuni campanelli di allarme che si osservano solitamente già dai quattro o cinque anni. “I bambini possono essere ambidestri e non ancora lateralizzati: spesso appaiono goffi e poco coordinati nei movimenti; possono presentare difficoltà con compiti che richiedono abilità motorie, come allacciare le scarpe, faticano nel mantenimento dell’equilibrio e delle posture, hanno difficoltà nell’apprendere i colori, le forme, copiare una figura e trascrivere il proprio nome e hanno difficoltà nella memoria di lavoro”. – afferma la dottoressa.

Spesso, a detta dell’esperta, l’indicazione arriva dalla scuola perché è il luogo in cui avviene una diretta osservazione da parte delle inseganti, nelle regolari attività pedagogiche e perché il personale scolastico è sempre più aggiornato e formato. Ciò non esclude che la richiesta possa giungere direttamente dal genitore che si accorge di alcune difficoltà di motricità fine: utilizzo delle posate, utilizzo dello strumento grafico, difficoltà nelle prassie quotidiane.

“Parlando invece di disgrafia, un disturbo di origine neurobiologica che si manifesta in assenza di deficit cognitivi sensoriali e di patologie neurologiche, occorre affermare che si tratta di una caratteristica congenita e non di una malattia che si presenta quando il bambino inizia l’apprendimento scolastico. Oltre la diagnosi – aggiunge l’esperta – tanti bambini si mostrano falsi positivi ovvero, presentano le stesse difficoltà di un disgrafico per mancanza di stimolazione”.

L’indicazione dell’esperta riguarda anche l’intervento già dai primi mesi di vita nei quali si possono attuare strategie e strumenti per stimolare la grafomotricità e le abilità manuali: utilizzando giochi sensoriali con diverse consistenze in modo da poter essere afferrati con diversi adattamenti delle mani e diverso investimento tonico, utilizzare giochi ad incastro, puzzle per allenare le abilità manuali, costruttive e spaziali, giochi di manipolazione  e impasto con vari materiali, attività varie che prevedano prassi, quali, strappare, tagliare, infilare, allacciare per allenare la dissociazione delle dita e la coordinazione.

“L’aspetto positivo di questa disciplina – commenta l’esperta –  è che solitamente il bambino la vive come una piacevole esperienza di gioco ed è per quello che si possono ottenere degli ottimi risultati grazie alla proficua collaborazione e partecipazione”.

Argomento correlato all’importanza della grafomotricità oltre ad essere di estrema attualità è la digitalizzazione che potrebbe essere una delle cause dei problemi di grafia. Fondamentali sono dunque delle linee guida alle quali attenersi, legate all’utilizzo di tablet o smartophone.

“L’uso precoce ma soprattutto l’abuso di tablet, pc e smartphone influenza negativamente lo sviluppo della scrittura nei bambini – è il commento dell’esperta – Per digitare sulla tastiera bastano uno o due dita e una semplice pressione. Questo non permette di allenare la dissociazione e la coordinazione fine, indispensabile per l’utilizzo dello strumento grafico. E’ bene, dunque, dare spazio anche ad altro tipo di attività, come quelle sopra elencate, limitare il tempo di utilizzo degli strumenti con una media di mezz’ora al giorno sopra i tre anni ed evitare se possibile sotto i tre anni – conclude la dottoressa Ottonello.

2 Commenti

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    Anna Grazia

    Come riuscire a convincere la Scuola a desistere dall’uso dei device come strumenti didattici? Chi deve cominciare a dirlo ? Non io. Non mi ascoltano. Ma i problemi di coordinazione motoria, di equilibrio , di elaborazione di un movimento , di attenzione…li vedo tutti ogni giorno compresa la grafia in stampatello, la sgrammaticatezza delle frasi…il disorientamento nello spazio , di sé dell’altro…la distanza emotiva…che stiamo facendo? Perché nessuno interviene?

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    Anna Grazia

    Potreste fare incontri nelle scuole per stimolare i ragazzi a riprendere dimestichezza con le opere manuali e con le abilità motorie?


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