Fondi sanitari integrativi: vantaggi del non profit

Articolo di · 25 settembre 2017 ·

Il fenomeno dei fondi sanitari integrativi è sempre più in crescita in questi ultimi anni. Da una parte troviamo i servizi erogati dal Servizio Sanitario Nazionale, dall’altra troviamo le soluzioni di sanità integrativa delle realtà no profit, come ad esempio le società di mutuo soccorso.

Con l’aiuto del professor Massimo Campedelli, con il quale avevamo già avuto modo di approcciare l’argomento nell’articolo “Il posto dei Fondi Sanitari: Un framework teorico”, andiamo ad approfondire una lista di vantaggi nel far gestire i fondi sanitari da realtà no profit, vantaggi per tutti gli attori coinvolti.

E’ importante infatti sottolineare come il coinvolgimento delle società di mutuo soccorso renda la tutela della salute più accessibile per il cittadino, meglio gestita dal SSN e più sostenibile per l’economia.

 

Le funzioni della domanda

Una quarta linea riguarda i possibili effetti del ruolo di acquirente collettivo nei confronti del Ssn esercitato dai fondi sanitari. Essa rappresenta un caso di studio dell’ ipotesi secondo cui l’organizzazione della domanda legata a bisogni primari, quali quelli di salute, riduce le asimmetrie informative tra consumatore e produttore e determina conseguenze rilevanti sia sul profilo istituzionale che sulle performance del produttore stesso. Nel nostro caso le aziende del Ssn e le imprese non profit impegnate nel sanitario e nel sociosanitario.

Per quanto riguarda le prime, le potenzialità dell’intermediazione della domanda da parte dei fondi vanno ben oltre la convenienza/qualità nell’acquisto di prestazioni. Basti pensare al/alla:

  • mutualizzazione  dei  rischi  di  impoverimento  e  spese  catastrofiche  per  causa sanitaria; in quanto soluzione non individualistica di gestione della propria salute attualmente riconducibile a buona parte della spesa out of pocket;
  • appropriatezza  delle  prestazioni;  per  il  co-interesse  dell’  intermediatore  e  della azienda sanitaria di ridurre sprechi ed evitare condizioni patologiche paradossali da consumo improprio; in tal modo l’intermediatore viene a svolgere un ruolo di partnership attiva nelle strategie di governo della domanda sia in termini di educazione/ prevenzione della salute (stili di vita sani; prevenzione di secondo livello) che di educazione ai consumi sanitari;
  • efficientamento  della  produzione  e  fruibilità  delle  prestazioni;  in  quanto  risorsa aggiuntiva stabile per il fornitore (attraverso contratti/convenzioni pluriennali) la committenza dei fondi stimola la riorganizzazione del sistema di offerta sia sul lato della produzione che di quello dell’accesso;
  • governance partecipata; il ruolo di committente, con volumi di prestazioni importanti, apre la possibilità che lo stesso sia riconosciuto come interlocutore nella co- programmazione e valutazione della offerta e delle performance sanitarie, e quindi ad una maggiore plurarizzazione nei processi decisionali in sanità.

Anche per le imprese sociali non profit operanti nel sanitario e sociosanitario  ciò comporta, insieme a fattori critici, spinte evolutive significative. Tra queste:

  • la diversificazione del portafoglio clienti; la domanda organizzata attraverso fondi supera l’alternativa fornitore per la Pp.Aa. vs venditore a cliente privato, imponendo una maggiore versatilità relazionale ma garantendo al contempo una maggiore flessibilità (leggi sicurezza) nelle strategie di impresa;
  • il cambiamento delle dimensioni produttive; una committenza forte, per quantità e temporalità, come può essere quella di un fondo, se da una parte determina una negoziazione sul costo unitario delle prestazioni che tendenzialmente riduce i margini di utile per unità di prodotto/servizio, dall’altra favorisce il potenziamento quantitativo della produzione stessa e quindi un diverso dimensionamento dell’impresa (o per crescita propria o per aggregazione tra imprese); tale committenza, in genere, è territorialmente diffusa, e questo aumenta l’esigenza di crescita/aggregazione su dimensioni territoriali più ampie di quelle normalmente praticate;
  • l’estensione della filiera di prestazioni e consolidamento di un modello multi servizi; la tipologia di   prestazioni acquistabili dai fondi, visto il co-interesse alla appropriatezza,  può  estendersi  alla  educazione  sanitaria  e  alla  prevenzione primaria, ampliando quindi l’offerta e sviluppando dentro le imprese non profit processi  di  crescita  delle  competenze  e  di  conseguente  cambiamento organizzativo;
  • il potenziamento dei processi informativi; la gestione dell’accesso e fruizione alle prestazioni (richiesta, autorizzazione, erogazione, referti, ecc.) e la conseguente attività amministrativo-contabile comportano l’interfaccia tra sistemi informativi tendenzialmente più sofisticati di quelli utilizzati normalmente;
  • l’assunzione  di  una  prospettiva  temporale  di  medio  periodo;  è  di  reciproco interesse, per l’acquirente come per il fornitore, che si stabiliscano accordi duraturi; questo  permette  non  solo  di  ottimizzare  i  costi  del  contratto  e  dell’avvio  del rapporto, ma di poter ragionare su tempi medi per quanto riguarda le proprie strategie di impresa;
  • last but not least, il miglioramento della qualità; il potere negoziale di un acquirente collettivo associativo, il quale a sua volta è chiamato a rispondere ai propri rappresentati, si ripercuote anche sugli standard di qualità che il produttore deve garantire, ben di più di quanto non possa avvenire – vedi asimmetria informativa – se il produttore ha a che fare con un singolo cliente.
author-avatar
Professional affiliate (PA) Istituto Dirpolis SSSUP Sant'Anna Pisa

    Lascia un commento