Aiuto reciproco, la carta in più nell’evoluzione umana

Articolo di · 16 ottobre 2020 ·

“Quando si coopera si vince tutti”. Per lo psicoterapeuta Domenico Barrilà comportamenti cooperativi, compartecipazione, altruismo sono “un vantaggio notevolissimo, sia come individui che come specie”

Dal 9 all’11 ottobre a Cervignano del Friuli si è svolto il Festival del Coraggio, promosso dal Comune e organizzato dall’Associazione culturale Bottega Errante, con il sostegno, tra gli altri, della Mutua sanitaria Cesare Pozzo e di Itaca cooperativa sociale.

Fra gli ospiti anche Domenico Barrilà, psicoterapeuta e analista adleriano, che ha centratoil suo intervento sul coraggio di diventare genitori e sul senso del figlio. Barrilà è un padre: “diventare padre insegna anche che esistono i figli degli altri. La paternità – prosegue – ha senso se capisci che tuo figlio è un esemplare fra gli esemplari, che ci sono anche i figli degli altri a cui prestare attenzione”. Un figlio è una rivoluzione nella vita che ci “fa annidare nel mondo” e ci permette di comprendere che esistono milioni di altri figli con gli stessi diritti dei nostri, “altrimenti diventare genitori diventa è un atto di puro egoismo”. In sostanza, per Barrilà, il figlio è una creatura che “deve introdurre alla vita sociale allargata e farci vedere che non esistiamo solo noi”.  Grazie ai figli,  quindi, “prendiamo a cuore il destino degli altri”.

Domenico Barrilà - aiuto reciproco - noi restiamo insieme

Domenico Barrilà, psicoterapeuta

Per Barrilà, la speranza e la risposta ai problemi di oggi è, dunque, un incremento sociale collettivo. Lo psicoterapeuta affianca all’attività clinica, quella di relatore a convegni e conferenze e un’intensa produzione editoriale. Questa dimensione sociale dell’uomo è l’oggetto del suo ultimo libro. Il volume #Noi restiamo insieme. La forza dell’interdipendenza per rinascere (Feltrinelli, 2020) ripercorre l’evoluzione umana individuandone il tratto distintivo nell’interdipendenza, nella compartecipazione e nell’altruismo.

Attraverso comportamenti cooperativi e aiuto reciproco, nel corso di una storia di millenni “siamo diventati una squadra”. Perché? “La condizione di raccoglitori nomadi – è la spiegazione – non richiede coordinamento. Tutto è affidato al caso, ci si alza dal proprio giaciglio e si cammina, nutrendosi di ciò che si trova. Non c’è bisogno di tornare da nessuna parte, ma se si passa ad attività di approvvigionamento più sofisticate, come la caccia, diventa necessario considerare il contributo degli estranei. Difficile soggiogare un animale di grosse dimensioni senza l’aiuto di qualcuno, bisogna organizzarsi, dare luogo ad una divisione dei compiti sempre più efficace, per fare questo è necessaria  una base territoriale comune, abitare vicini. Da qui in avanti il processo di interdipendenza si raffina lentamente ma inesorabilmente. Innegabile che questo abbia rappresentato un vantaggio notevolissimo, sia come individui che come specie”.

Gli uomini hanno adottato comportamenti cooperativi al pari di altre specie “eusociali”, quali le formiche o le api, caratterizzate da livelli di cooperazione che tendono all’altruismo. Gli individui che fanno parte di queste specie sono in grado di gerarchizzare gli interessi della propria persona e quelli del gruppo con modalità che tengono conto all’interesse generale. Tuttavia, per la nostra specie, la cooperazione è stata “un punto di partenza, che si sarebbe evoluto in compartecipazione e in affettività”.

evoluzione - caccia - comportamenti cooperativi

L’evoluzione umana: un processo di interdipendenza

Barrilà aggiunge anche che la cooperazione è una “geniale forma di competizione”. Per spiegare il concetto cita l’équipe del Cern di Ginevra che ha scoperto il Bosone di Higgs, un’équipe che comprendeva circa diecimila studiosi. “Per cercare un fantasma, un esercito di persone – sottolinea Barrilà – Eppure, se non fosse stato così ci sarebbe sfuggito. Nessuna specie è in grado di produrre atti cooperativi di tale raffinatezza. Quando si coopera si vince tutti, raggiungendo anche traguardi esaltanti, mentre quando ci si lascia tentare dall’individualismo c’è solo regressione, anche in questo caso per tutti”.

Ma cosa succede alle relazioni quando un’epidemia della portata del Covid-19 irrompe così violentemente nelle nostre vite? Secondo Barrilà il coronavirus si oppone o interrompe il processo di avvicinamento. Tuttavia l’uomo è impegnato in questa marcia da centinaia di migliaia di anni: “la nostra natura cooperativa non si piega di fronte a nulla, è troppo potente, la possiamo rilevare persino un gesto di autoisolamento, perché, come si diceva prima, siamo capaci di gesti eusociali, ossia di anteporre l’interesse generale a quello individuale”. In questi mesi le nostre relazioni si sono arricchite “tutte le volte che si è condiviso tale principio, esaltate dalla possibilità di riconoscersi in un’azione di forte contenuto pro-sociale”.

I disagi non sono mancanti, ammette, la diffidenza è cresciuta, ma al contempo “si è fatta strada la certezza che l’anarchia uccide. Al netto di minoranze intemperanti e persino ignoranti, dunque, stiamo riscoprendo, come i primi cacciatori, i vantaggi del comportamento cooperativo, mai salvifico quanto in questo caso”.

Comportamenti cooperativi che, secondo Barrilà, hanno anche un forte impatto sulla nostra salute mentale e fisica: “Adler sosteneva, a ragione, che il sentimento sociale è un vero e proprio ‘barometro della normalità’, rivela il nostro mondo interiore, la nostra capacità di prestare attenzione al prossimo, di annidarci in maniera feconda all’interno del gruppo umano cui apparteniamo, proprio perché segnala l’adesione all’immutabile destino della nostra specie.  Ontogenesi e filogenesi in questo caso sono proprio gemelli inseparabili”.

Quello del bambino viziato è un esempio concreto che aiuta a capire. Il bambino è convito che tutto l’ambiente sia disposto a piegarsi al suo volere, ma “difficilmente troverà un posto tra i propri simili, il gruppo tenderà ad espellerlo, proprio perché percepito come ‘disassato’ rispetto al comportamento cooperativo. Ovvio che una simile posizione sarà foriera di sofferenza, per la persona interessata e per il suo ambiente ristretto, e quando un individuo non sta bene psichicamente, ne risentirà tutto il suo essere, anche nella parte fisica”.

2 Commenti

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    Mattia

    Ho seguìto da remoto il Festival del Coraggio e mi ha colpito l’intervento del dott. Barrilà, del quale leggo i libri e articoli ormai da alcuni anni.
    L’approccio analitico che utilizza ha il pregio di spiegare in modo chiaro e argomentato come “funziona” l’essere umano e come si rapporta con i suoi simili, con tutte le implicazioni che la cooperazione – o la sua mancanza – comporta per l’evoluzione dell’individuo e della società.
    Da tecnico, rilevo che nell’epoca dei big data e delle analisi statistiche di grandi gruppi di individui, si riesca ancora a porre l’attenzione al singolo e a capire le dinamiche più nascoste, per conoscere e migliorare (e non sfruttare) l’individuo, ingranaggio di un motore evolutivo potente.
    Attendo l’uscita del nuovo libro, soprattutto in questo periodo di incertezza dovuta alla pandemia c’è bisogno di riscoprire il coraggio di essere umani insieme ad altri esseri umani.

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      Redazione

      Gentile Mattia, grazie per il suo intervento. Speriamo che l’articolo possa interessare i lettori e fornire loro spunti per ulteriori approfondimenti.
      Cordialmente
      Staff


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